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Immagine del redattoreDoriana Elia

Quando la Gelosia diventa Ossessione. Come riconoscerla – consigli utili.

Ci sono sere in cui ce ne stiamo a casa, per conto nostro, sul divano con un bicchiere di vino e il portatile.

Navighiamo su Internet e i social network così, senza una particolare meta in mente, solo per ingannare il tempo e, poi, … ci ritroviamo a spulciare la home page di Facebook, Instagram del nostro partner, come fosse un documento ufficiale della CIA, torturandoci di fronte alle foto in cui sorride in mezzo a un gruppo di amici (a chi sta sorridendo?) o davanti a un semplice post (diretto a chi?), analizzando per filo e per segno i casi, i giorni, gli orari, i like.

Gelosia!

Se la gelosia arriva a livelli quasi incontrollabili, si tratterebbe di un disturbo psicologico chiamato Sindrome di Otello. Come suggerisce il nome stesso, trova le sue radici nel personaggio Shakespeariano Otello, che uccise la moglie perché convinto della sua infedeltà.


Gelosia.

Il significato della parola è “Sentimento tormentoso provocato dal timore, dal sospetto o dalla certezza di perdere la persona amata ad opera di altri”.

Già dalla descrizione possiamo comprendere come la gelosia sia caratterizzata da una forte angoscia e dalla paura di perdere chi si ama. Tale sentimento è, in realtà, parte integrante della vita dell’uomo, lo accompagna sin dalla prima infanzia e viene provocata da situazioni via via diverse durante la sua crescita: dalla gelosia verso le proprie figure genitoriali (ad esempio con la nascita di un fratello o quando un genitore è assorto in altro), passando dalla gelosia verso alcuni oggetti particolarmente significativi e dalla gelosia che nasce in determinati contesti sociali quali l’ambiente scolastico o di lavoro (caratterizzata per lo più da competizione), fino ad arrivare alla gelosia provocata da eventi che minacciano la propria vita di coppia.


La gelosia, quindi, è un sentimento provocato dall’idea di poter perdere all’improvviso il proprio partner e di essere dunque abbandonati. Ciò fa sperimentare a chi la vive la paura della separazione, paura di non avere nessuno che si prenda cura di lui/lei e invidia per le caratteristiche dell’altro/a, il tutto generato dal pensiero di fondo secondo cui il partner è una proprietà esclusiva.


Il partner geloso teme che il rapporto finisca; teme di perdere la stima di sé o di perdere la propria reputazione. Questa paura porta con sé molta insicurezza e genera emozioni quali rabbia, odio per i “rivali” d’amore, il disgusto (a volte per se stessi) e la disperazione.

Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.


Le origini della gelosia.

Secondo Sigmund Freud, è normale essere gelosi. Questa emozione ha le sue radici nell'infanzia: infatti proviamo tutti il bisogno di essere amati, fin da bambini. Vogliamo addirittura essere i preferiti dei genitori. All'arrivo del fratellino o della sorellina, abbiamo paura di essere abbandonati, trascurati e che tutta l'attenzione vada all'ultimo arrivato. È così che nasce la gelosia nei confronti di fratelli e sorelle.


La gelosia nasce in quelle relazioni affettive primarie in cui scopriamo di non essere al centro di quel mondo, dove per la prima volta proviamo desiderio di possesso e paura dell’abbandono: relazioni in cui scopriamo la vicinanza e la paura della perdita, dove ci illudiamo di essere unici, speciali, prediletti, per poi scoprire che il mondo non ruota intorno a noi.


Molti anni dopo, questa esperienza si ripete e questa emozione riaffiora con il nostro partner: ci dimostriamo tutti un po' gelosi, in un'occasione o in un'altra. Ma, se questo sentimento diventa più opprimente, significa soprattutto che non si ha fiducia in se stessi. La persona gelosa dubita, non solo della fedeltà dell'altro, ma soprattutto di se stessa, del suo fisico, delle proprie capacità di seduzione. Pensa di non meritare l'amore del partner.


Una base di gelosia è quindi umana e attribuibile ad ogni essere umano.

Diverso è quando la gelosia diventa ossessività, dolore, controllo e violenza. Tale forma di gelosia è una gelosia di tipo patologico è caratterizzata da un eccesso della paura di perdere la persona amata, che comporta una forte convinzione, spesso infondata, che il proprio partner sia coinvolto in altre relazioni affettive e/o sessuali. Capita quindi che persone che soffrono di gelosia morbosa possano controllare o spiare la persona amata e, in alcuni casi, possono persino esercitare forme di controllo molto aggressive sul partner per prevenire l’infedeltà (usare violenza verbale, fisica o addirittura imprigionare chi si teme di perdere).

Tra le conseguenze della gelosia sulla persona amata, possono a volte essere presenti veri e propri comportamenti distruttivi nei suoi confronti, come provare odio o abusarne fisicamente, fino a considerare la persona che si ama disturbante quanto il rivale.

Verso il rivale ci si comporta invece proiettando in esso quasi esclusivamente sentimenti di annullamento e odio.


Cosa si nasconde dietro la gelosia?

La maggior parte delle volte la gelosia nasconde una estrema vulnerabilità ed insicurezza. Gelosia e bassa autostima.

Il “dialogo con se stesso” del geloso può essere caratterizzato dalle seguenti frasi: “L’altra persona è meglio di me“, “io sono inadeguato“, “io non sono realmente amabile”, “se lui/lei mi lascia, ne morirò”, “io non sono abbastanza”.


In particolare possono essere individuati quattro tipi di Gelosia:

· La gelosia emotiva (o reattiva): la risposta a comportamenti intimi e/o sessuali che il partner può avere con qualcun altro. Si tratta della forma di gelosia più sana e razionale, poiché basata su fatti e/o problemi reali;

· La gelosia ansiosa (o cognitiva): una forma più mentale/razionale che consiste nel creare immagini mentali e pensieri che ritraggono il comportamento infedele (reale o immaginato) del partner, alimentando così ansia, sospetto e perdita di fiducia.

· La gelosia possessiva: la persona gelosa cerca di “allontanare” il partner da altre tentazioni e relazioni amicali. Può verificarsi una progressiva perdita di controllo che va dal controllo del telefono, pedinamenti, fino a fenomeni ben più gravi di violenza o di stalking, nel tentativo di limitare la libertà del compagno/a.

· La gelosia proiettiva: attribuire al partner desideri d’infedeltà sessuale o emotiva che in realtà appartengono a noi.

A prescindere dai vari tipi di gelosie. Possiamo fare una distinzione tra una sana gelosia e una di tipo distruttivo.

  • La forma depressiva, la persona prova un senso di inadeguatezza rispetto al partner, aumentando il rischio percepito di tradimento;

  • la forma con ansia da separazione, la prospettiva di una perdita del partner appare intollerabile. Vi è un rapporto di dipendenza e di continua ricerca di vicinanza e di rassicurazione;

  • La forma ossessiva: sono presenti sentimenti intrusivi di gelosia che la persona non riesce a far cessare, che creano sofferenza e che in parte la persona gelosa riconosce come infondati;

  • La forma paranoide, vi è un’estrema diffidenza e sospettosità, con comportamenti controllanti ed interpretativi anche quando non ci sono prove oggettive a sostegno della gelosia.


Come riconoscere che la nostra mente sta alimentando le gelosia?

È interessante riflettere su come la gelosia venga generata e mantenuta da alcune distorsioni cognitive che riguardano l’attenzione e la memoria.

In primo luogo, è presente il fenomeno dell’attenzione selettiva: l’attenzione si concentra specificatamente su ciò che riguarda la persona amata e un ipotetico “Rivale” e sui relativi atteggiamenti e comportamenti. L’attenzione viene chiamata selettiva in quanto è un meccanismo automatico che seleziona dalla realtà solo le informazioni che confermano le nostre paure. Analogamente, anche i processi di memoria vengono influenzati dalla gelosia, poiché, vengono richiamati ricordi interpretati e valutati come coerenti con tale emozione e a conferma dei propri sospetti. Si accompagnano alla gelosia rimuginio e ruminazione, ossia un pensiero continuativo e ossessivo che mantengono in modo disfunzionale tale emozione. Tali processi cognitivi portano ad inferenze e deduzioni che sembrano confermare le proprie paure.


Cosa fare? Come uscire dalla gelosia.

Innanzitutto, è fondamentale ricordare che nessuno, compreso il partner, è di nostra proprietà. Di conseguenza bisogna lasciare libera l'altra persona e cercare di gestire la propria gelosia analizzando e comprendendone le cause. È importante che entrambi i partner abbiano una vita personale con i propri hobby e le proprie amicizie. Iniziare o continuare una relazione di coppia senza fiducia rischia solamente di creare incomprensioni e, probabilmente, la rottura della relazione. Occorre imparare a dialogare con il partner, ad esporre i propri dubbi e le proprie paure senza caricare l'altra persona con la propria gelosia.


Pasini descrive tre passi per riuscire ad uscire dal circolo vizioso della gelosia:

  • Primo passo: ammettere la propria gelosia e non vergognarsene.

  • Secondo passo: confessare la propria gelosia; è liberatorio ed è un messaggio per il partner che, se ama, può cambiare il comportamento che infastidisce.

  • Terzo passo: riflettere sulla propria gelosia; cioè cercare di capire se è un tratto del proprio carattere, se c’è qualcosa che non va nella coppia o se qualche atteggiamento, assunto dal partner, è finalizzato ad ingelosire.

In alcuni casi la situazione però può non essere così semplice da gestire. Le difficoltà comunicative, il non riuscire ad ascoltarsi e capirsi può portare i partner a livelli sempre più alti di stress e tensione.


Come abbiamo visto, la sofferenza generata dalla gelosia è legata all’idea di essere abbandonati, di essere traditi o sostituiti da qualcuno che possa essere “meglio” di noi, e la previsione catastrofica di non poter sopravvivere senza la persona amata.

È importante, quindi, cercare di ridimensionare la portata catastrofica di tale evento; seppur dovesse verificarsi, non ci porterebbe a morire, ma potremmo fidarci delle nostre risorse per far fronte ad un evento, sì doloroso, ma non distruttivo.

Allo stesso tempo è importante lavorare su noi stessi, sulla nostra autostima e nel riconoscerci il nostro valore.


Se amo me stesso, mi sentirò più sicuro che anche l’altro possa realmente amarmi.

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